Nel corso di Embedded World 2025, Boris Landoni ha avuto l’opportunità di intervistare Joe Thomsen, Vice‑President di Microchip Technology, che ha presentato in anteprima la nuovissima famiglia di microcontrollori PIC32A. Questa serie rappresenta un cambiamento significativo rispetto alle precedenti proposte a 32 bit di Microchip, in quanto non si affida più a core di terze parti (ARM o MIPS), ma nasce direttamente dall’evoluzione nativa dell’architettura PIC. Thomsen ha spiegato che, diversamente dai processori ARM progettati principalmente con una mentalità software‑centric, i PIC32A sono stati pensati per i progettisti hardware che necessitano di un controllo diretto e trasparente del silicio, senza astrazioni software che nascondono la complessità del funzionamento a basso livello.
La spinta allo sviluppo dei PIC32A deriva dall’evoluzione delle esigenze del mercato embedded. Se in passato bastava un microcontrollore 8‑bit per svolgere compiti semplici come il controllo motore o la lettura di un sensore, oggi le applicazioni industriali e automotive richiedono che lo stesso chip gestisca funzionalità di safety, sicurezza informatica, sistemi operativi e interfacce utente avanzate. Ciò comporta un salto da poche decine di kilobyte di memoria a diversi megabyte, nonché prestazioni significativamente maggiori. Il PIC32A colma questa lacuna, migrando la collaudata architettura PIC a 32 bit con una CPU da 200 MHz, data path ampliato e supporto hardware alla virgola mobile, garantendo performance tre‑cinque volte superiori rispetto alla generazione precedente.
Il vero elemento distintivo di questa nuova famiglia, tuttavia, è l’eccezionale integrazione analogica. Thomsen ha sottolineato come i PIC32A offrano convertitori A/D fino a 40 MS/s con risoluzione configurabile fino a 16 bit, convertitori D/A ad alta precisione, fino a 22 canali analogici e amplificatori operazionali interni dalle prestazioni paragonabili a soluzioni discrete di fascia alta. Questa completezza riduce drasticamente la necessità di componenti esterni, abbattendo costi, ingombri e complessità di progetto: in un caso concreto citato nell’intervista, un produttore di veicoli a guida autonoma è riuscito a sostituire un convertitore ADC da 8 $ e il relativo microcontroller con un singolo PIC32A da meno di 1 $, ottimizzando spazio e budget.
Sul fronte della sicurezza, la prima generazione dei PIC32A include moduli hardware per secure boot, debug sicuro e generazione casuale di numeri, con l’obiettivo di evolvere presto verso un vero e proprio hardware security module (HSM) integrato. Anche l’ecosistema di sviluppo è stato curato nei dettagli: MPLAB X IDE supporta fin da subito il nuovo core, e Microchip ha semplificato la licenza del compilatore unificandola per tutte le famiglie PIC. La scheda di valutazione universale — disponibile a circa 20 € — permette di sperimentare tutte le famiglie Microchip (8‑, 16‑, DSP‑ e 32‑bit) utilizzando gli stessi moduli ClickBoard, rendendo l’onboarding rapido e accessibile.
Thomsen ha infine delineato la roadmap futura: tra un anno e mezzo‑due anni arriveranno varianti a basso consumo, essenziali per applicazioni portatili, e modelli dotati di acceleratori vettoriali dedicati all’edge AI/ML. Sul piano delle interfacce, è prevista l’aggiunta di Ethernet, CAN e LIN.
Con una storia che risale al 1993 — e con prodotti come il PIC16F84 ancora in produzione — Microchip conferma il suo posizionamento nei mercati industriale, automotive, medicale e aerospaziale, puntando su longevità, qualità automotive per ogni lotto di produzione e un ecosistema software sempre più robusto e user‑friendly.