TSMC porta la tecnologia a 5 nanometri negli Stati Uniti

La più grande foundry al mondo ha deciso di aprire un importante stabilimento in Arizona dove l’industria dei semiconduttori è di casa.

TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) è la più grande “fonderia” di semiconduttori al mondo. Fondata a Taiwan nel 1987, ha in quest’isola la maggior parte degli stabilimenti e dei centri di ricerca ma possiede numerosi altri impianti in vari paesi tra i quali la Cina e gli Stati Uniti dove è operativo da tempo lo stabilimento di Camas, nello stato di Washington, nel quale vengono prodotte memorie flash su wafer di ridotte dimensioni, da 8 pollici (200 mm).

TSMC produce i chip di numerosi colossi del settore, Apple, NVIDIA, AMD, ecc. ed è all’avanguardia, insieme a Samsung, nella ricerca di soluzioni sempre più spinte, col processo a 5 nm ormai consolidato e con quello a 3 nm che dovrebbe essere disponibile per i Clienti già dal prossimo anno. Più le dimensioni del nodo sono ridotte, maggiore risulta l’efficienza energetica e la possibilità di integrare un grande numero di transistor sullo stesso supporto di silicio. Ormai, nei circuiti integrati più avanzati, si parla di decine di miliardi di transistor integrati su un pezzetto di wafer delle dimensioni di pochi millimetri.

Il nuovo stabilimento, che comporterà un investimento di circa 12 miliardi di dollari, sarà operativo nel 2024 con una capacità produttiva di 20.000 wafer di silicio da 300 mm (12 pollici) al mese e processo di produzione a 5 nm. A regime, l’insediamento occuperà 1600 tecnici e ingegneri. Pochi giorni fa, TSMC ha concretizzato l’iniziativa approvando un finanziamento iniziale di 3,5 miliardi di dollari.

TSMC sarà l’unica azienda negli USA ad essere in grado di produrre con questo avanzato processo;  le fabbriche di Samsung negli States, infatti, non producono chip sub-10nm e Global Foundries ha rinviato il suo passaggio al nodo a 7 nm per concentrarsi sui chip a 14nm. Per quanto riguarda le aziende tradizionali di semiconduttori, ovvero quelle che possiedono sia la ricerca che la produzione in casa, quella più avanzata, Intel, è ancora alle prese con i problemi relativi alla transizione dai nodi da 10 a 7 nm, tanto che la stessa Intel ha recentemente ventilato l’ipotesi di appoggiarsi anch’essa a TSMC.

A Taiwan, la notizia del nuovo stabilimento di TSMC negli USA ha sollevato, in un primo momento,  qualche perplessità di natura geopolitica e di sicurezza interna.

Da anni, infatti, la sicurezza di Taiwan nei confronti delle rivendicazioni territoriali di Pechino è garantita proprio dalla presenza di queste foundry da cui dipendono tutti i più avanzati sistemi militari e aerospaziali degli USA. Gli Stati Uniti, proprio per questo, garantiscono la sicurezza dell’isola con una presenza, soprattutto navale, massiccia e costante. E con la fornitura a Taiwan di armi di ultimissima generazione.

A rassicurare quanti temevano uno spostamento degli equilibri dell’area determinata dal nuovo stabilimento negli Stati Uniti, è stata la convinzione che il processo a 5 nm non rappresenta più l’ultima e più avanzata frontiera dei semiconduttori. La stessa TMSC ha confermato infatti, che la ricerca rimarrà nell’isola e che è quasi pronta per entrare in produzione col processo a 3 nm mentre quello a 2 nm è ormai anch’esso a portata di mano. Nonché dal fatto che anche la (molto) più arretrata industria dei semiconduttori di Pechino sta iniziando ad approcciare il processo a 5 nm.

Non è invece ancora chiaro se, e in quale modo, questa iniziativa potrà influire sulle attuali limitazioni all’esportazione di prodotti “sensibili” da parte degli USA verso la Cina, un paese che, pur essendo il più grande mercato mondiale per l’industria dei semiconduttori (in Cina finisce il 60% di tutti i circuiti integrati prodotti al mondo), non ha ancora sviluppato, nonostante gli sforzi e gli investimenti del governo di Pechino, un’industria locale all’altezza dei più avanzati produttori di semiconduttori. Questo stato di arretratezza riguarda sia i processi produttivi che gli strumenti necessari (software di sviluppo e impianti di produzione e test), con gli analisti che valutano questo ritardo in circa 5 anni.

 

 

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