Italiani ad Hong Kong: non solo elettronica

Cena_di_Emmaus

L’interscambio economico tra Italia e Hong Kong è in continua crescita, sia in campo elettronico che in numerosi altri settori, così come sono sempre più numerose le aziende italiane con sede ad Hong Kong e gli italiani che vivono in questa città. Da parte cinese cresce invece l’interesse per la cultura e gli stili di vita italiani, dalla moda alla gastronomia.

Per promuovere la cultura italiana sono sempre più numerose (e sempre più importanti) le iniziative organizzate ad Hong Kong e nella vicina Macao dal Consolato Italiano e dall’Istituto Italiano di Cultura di Hong Kong. Tra queste, la più recente, riguarda l’esposizione di una delle più famose opere di Caravaggio, la Cena di Emmaus, che sarà il pezzo forte della mostra “Luci ed Ombre – Caravaggio, il Maestro del Barocco Italiano”.  L’opera, del valore di 59 milioni di euro, sarà esposta all’Asia Society Hong Kong Center da oggi, 12 marzo, al 13 aprile e i buyer che arriveranno ad Hong Kong per la prossima Hong Kong Electronics Fair (Spring Edition) avranno la possibilità di ammirare la tela e l’intera mostra.

Questa iniziativa segue di poco la mostra dedicata a Botticelli, con una serie di dipinti sulla “Venere”, che è stata recentemente replicata anche all’MGM Art Space di Macao.

Alessandra Schiavo, Console Generale d’Italia ad Hong Kong e Macao, è stato determinante per realizzare queste iniziative, così come nella realizzazione del recente libro dedicato ai 500 anni della presenza italiana ad Hong Kong e Macao. Riportiamo di seguito l’intervista che la Sig.ra Schiavo ha rilasciato recentemente al magazine dell’Hong Kong Trade Center sulla presenza italiana ad Hong Kong e sui rapporti tra le due comunità.

Quali sono le dimensioni della comunità italiana di Hong Kong e quanto è cresciuta negli ultimi anni?

Abbiamo più di 2.900 italiani ufficialmente iscritti ad Hong Kong, più circa 100 a Macao, con un tasso di crescita molto alto. Quattro anni, fa quando sono arrivata, gli italiani erano 1.864 quindi la comunità è cresciuta di circa il 55% in questo periodo. 

Grazie alla firma – lo scorso anno – del trattato che evita la doppia imposizione fiscale, la nostra comunità continuerà sicuramente a crescere anche in futuro con sempre più aziende che apriranno una filiale ad Hong Kong. In questi anni ho assistito ad una crescita incredibile della comunità italiana e sono sicura che l’espansione continuerà con questo ritmo, se non ancora maggiore.

Ciò che sta cambiando è la composizione della comunità italiana, nel senso che abbiamo persone più giovani rispetto a prima. Dieci anni fa le persone che si stabilivano qui avevano un’età tra i 40 e i 50 anni, professionisti maturi con una carriera già consolidata. Ora sono numerosi i giovani – dai 20 ai 30 anni – che, subito dopo la laurea, decidono di venire a vivere qui.

Ci può descrivere lo stato delle relazioni commerciali tra l’Italia e Hong Kong?

È molto soddisfacente. Nel 2013, il volume degli scambi è stato di 10,8 miliardi di dollari, il che significa che Hong Kong è il terzo partner italiano in Asia, dopo la Cina e il Giappone. Il nostro volume di scambi è addirittura superiore di quello che l’Italia ha con la Corea del Sud. L’aspetto positivo è che abbiamo un altissimo surplus negli scambi con Hong Kong, pari a circa 4,6 miliardi di dollari. Le nostre esportazioni lo scorso anno sono state di 7,7 miliardi di dollari, con un incremento dell’8% rispetto al 2012, una tendenza molto incoraggiante.

I principali marchi italiani hanno già una forte presenza ad Hong Kong. Qual è, invece, il peso delle piccole e medie aziende?

Stiamo vedendo sempre più piccole e medie imprese, anche se è difficile avere l’esatta dimensione di questo fenomeno in quanto molte aziende si registrano come società di Hong Kong; in ogni caso sono sempre più numerose le società italiane. Probabilmente anche a causa del fatto che esiste una forte somiglianza tra il tessuto economico italiano e quello di Hong Kong, con società medio-piccole votate all’esportazione.

Come opera il Consolato Generale per migliorare l’immagine dei brand italiani?

Noi cerchiamo di supportare indifferentemente sia i piccoli che i grandi marchi. Quello di cui ci occupiamo, a livello strategico, è creare maggiori opportunità per la cultura italiana. Ad esempio, il recente libro sui 500 anni di presenza italiana ad Hong Kong e Macao risponde a questo obiettivo, ovvero quello di far conoscere meglio la presenza della nostra comunità nei secoli in quest’area.

Non tutti sanno, ad esempio, che il Collegio Canossiano del Sacro Cuore (Sacred Heart Canossian College) è stato fondato da italiani, così come il Canossa Hospital, per merito delle suore Canossiane che sono arrivate ad Hong Kong nella metà del 19° secolo. Anche la Fu Hong Society, che svolge un ruolo importante nel sostegno ai disabili, è stata fondata da italiani. Quando diffondiamo questi messaggi speriamo di fare comprendere alla gente di Hong Kong che noi siamo come loro e in mezzo a loro.

Quanto gli eventi e le mostre contribuiscono a diffondere i valori culturali italiani?

Fin dal mio arrivo ad Hong Kong mi sono impegnata a promuovere la cultura italiana: abbiamo dato vita all’Istituto Italiano di Cultura due anni fa e questa è stata una delle mie più grandi soddisfazioni.

Abbiamo anche lavorato per organizzare ad Hong Kong alcune mostre. Quella su Botticelli che abbiamo portato qui tra ottobre e dicembre 2013, e che ora è a Macao, ha avuto un grandissimo successo: in soli tre giorni e mezzo, durante il Capodanno Cinese a Macao, è stata visitata da più di 9.000 persone. Ora stiamo portando un  capolavoro di Caravaggio – la Cena di Emmaus – all’Asia Society Hong Kong Center dove rimarrà esposto dal 12 marzo al 13 aprile.

Caravaggio ha aperto la strada alla pittura moderna. La tela, dipinta nel 1606, è conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano, dove il Caravaggio nacque; ne esiste un’altra molto simile  alla National Gallery di Londra ma con importanti differenze per quanto riguarda gli elementi della composizione e l’effetto della luce: a differenza della prima tela, dipinta cinque anni prima, la tavola è più frugale mentre sull’intera composizione incombe una luce scura con molte ombre. C’è una crescente domanda di cultura a Hong Kong e per questa mostra ci aspettiamo 40 mila visitatori, al momento le prenotazioni sono oltre 7 mila.

Tutte queste manifestazioni sono molto importanti per sottolineare il valore e la portata della cultura italiana. Spesso le persone del posto mi chiedono qual è il segreto del successo dei grandi marchi. A mio avviso la chiave di questo successo è la nostra storia e la nostra cultura. Abbiamo questi marchi fantastici, le opere d’arte, e questi vestiti che sembrano davvero dei capolavori, perché tutto ciò fa parte del DNA degli italiani. Nel nostro intimo c’è questo amore per la bellezza, questa idea di estetica, queste antiche tradizioni di arte e artigianato. Quando esponiamo le nostre opere d’arte aiutiamo le persone del posto a capire le nostre origini da cui hanno preso linfa i marchi italiani della moda.

Come è stato accolto il libro sulla presenza italiana ad Hong Kong e Macao, quali sono state le reazioni?

Molti sono rimasti sorpresi, non sapevano del ruolo che gli italiani hanno avuto in questi secoli. Molte volte gli italiani sono interessati a fare cose diverse, non necessariamente di branding. Non è proprio nel nostro carattere, e a volte la gente dice che dovremmo essere più creativi, ma non sempre si può fare di più, ed a volte bisogna essere anche umili. Sinceramente penso che fosse importante ricostruire questa storia, è davvero una storia di amicizia e di impegno, una storia affascinante per la Cina e l’Asia. Un altro aspetto di questo libro è che è stato scritto con la comunità italiana e non solo per la comunità italiana, invitando i cittadini a partecipare con le proprie esperienze.

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