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Nel settore dello stoccaggio energetico sta emergendo il ruolo dell’idrogeno verde.
Tra gli effetti positivi del COVID c’è sicuramente una maggiore attenzione nei confronti delle problematiche ambientali. In realtà già alcuni mesi prima che la pandemia si diffondesse in tutto il mondo, la nuova Commissione Europea aveva posto al centro della propria linea d’azione la lotta ai cambiamenti climatici proponendo un ambizioso Green Deal che avrebbe portato alla decarbonizzazione dell’Europa entro il 2050. Questa visione si è rafforzata dopo la pandemia, con numerosi paesi europei che hanno deciso di investire anche parte delle risorse del Recovery Fund in iniziative a supporto di questa visione.
Ne abbiamo scritto nei mesi scorsi, suggerendo che anche l’Italia si impegni seriamente su questo fronte con misure concrete. Certo, nel nostro Paese c’è una mancanza di infrastrutture (soprattutto al Sud) che richiedono interventi immediati, così come altre risorse debbono essere impegnate rapidamente per la banda larga e la digitalizzazione del Paese. Ma se il sistema energetico del futuro sarà come tutti lo descrivono, un impegno in questo campo non è rinviabile.
Nel settore dello stoccaggio energetico, ad esempio, sta emergendo il ruolo dell’idrogeno verde (ricavato dall’elettrolisi dell’acqua) che sarà fondamentale per la decarbonizzazione del trasporto terrestre, aereo, marittimo e spaziale, oltre a rivestire un importante ruolo in campo industriale. In questo settore strategico hanno recentemente deciso di investire una parte sostanziosa delle risorse del Recovery Fund, tra gli altri, Francia e Germania.
Auguriamoci che l’Italia, dopo aver perso il treno dell’auto elettrica e delle batterie al litio, non si lasci scappare anche questa occasione.
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