Il nostro impegno e i nostri obiettivi primari sono da sempre la presentazione in anteprima di soluzioni tecnologiche di alto livello, che pur rimangono in una sfera alla portata di tutti gli appassionati di elettronica. Cerchiamo sempre di presentarvi sia nuovi componenti, sia breakout board e schede elettroniche reperibili già pronte in commercio, in grado di risolvere con semplicità e poca spesa molti problemi che comunemente il progettista professionista o l’hobbista si trovano ad affrontare.

Tra le schede già pronte oggi disponibili in gran quantità sul mercato, figurano certamente gli alimentatori, specialmente quelli DC/DC in tecnologia switching. Questo perché tutte le schede, o quasi, che continuamente proponiamo oppure che ognuno di voi si appresta a progettare e realizzare, ha bisogno, per poter funzionare, di un’adeguata alimentazione che sia anche in grado di garantire stabilità ed affidabilità. Negli anni anche i sistemi di alimentazione si sono evoluti divenendo via-via più facili da realizzare e di dimensioni più contenute, grazie soprattutto all’elevata integrazione dei componenti e soprattutto, caratteristica fondamentale, sono diventati “più efficienti” e quindi anche più “ecologici” poiché utilizzano meglio, l’energia disponibile. Ovviamente, come sempre, bisogna scendere a qualche compromesso; infatti se da un lato i tradizionali alimentatori lineari offrono caratteristiche ottimali in termini di stabilità di uscita e ondulazione residua (ripple) che si riduce praticamente a zero se la fonte di alimentazione primaria è una batteria, il rovescio della medaglia è che tale soluzione porta ad avere un’elevata perdita di efficienza e quindi di potenza dissipata in calore, soprattutto quando vi è un elevato salto di tensione tra ingresso e uscita.

Ad esempio se abbiamo a disposizione una tensione di batteria a 12 Vcc e vogliamo prelevare in uscita una tensione di 5 Vcc con un carico da 2A, dovremo mettere in conto che il circuito dovrà dissipare una potenza Pd di:

Pd = (12-5)V x 2A = 14W.

Questo esempio riguarda il classico regolatore lineare di tensione di tipo serie, proposto nel circuito di Fig. 1, che utilizza il canonico stabilizzatore 7805.

Figura 1

Se poi il circuito verrà alimentato tramite la rete elettrica di distribuzione domestica (230Vca-50Hz) con un trasformatore più ponte diodi, allora dovremo fare i conti anche con il residuo di alternata (ripple) che può riversarsi ovunque nei circuiti, se non ben dimensionati, soprattutto nelle piste di massa mal distribuite. Per questo, normalmente vengono utilizzati condensatori di livellamento dimensionati in funzione della corrente prelevata che fungono da filtro per ridurre il “rumore” l’ondulazione residua appunto.

Tutto questo a scapito delle dimensioni del circuito, della necessità di utilizzare dissipatori di notevoli dimensioni e di accettare uno spreco di energia non indifferente.

Gli alimentatori switching

Per superare questi limiti, l’evoluzione tecnologica ha portato allo studio e all’implementazione pratica degli alimentatori cosiddetti “switching” che sono poi quelli a commutazione; a differenza dei regolatori di tensione lineari serie, dove la tensione di uscita viene ottenuta abbassando e facendo trattenere all’elemento regolatore la differenza con quella di ingresso, negli switching si lavora sui parametri della potenza e lo si fa convertendo l’energia di ingresso. In pratica il funzionamento consiste nel ricavare impulsi rettangolari periodici dalla componente continua di ingresso e nell’inviarli all’uscita giocando sulla loro larghezza nell’arco del periodo, implementando la tecnica nota come PWM (Pulse Width Modulation) che consiste nella modulazione della larghezza degli impulsi.

Questa soluzione consente di variare il valore medio della tensione ottenuta portando in uscita tali impulsi, giacché a parità di ampiezza e frequenza degli stessi, variando la larghezza si ottiene una tensione media e quindi una componente “continua” di valore direttamente proporzionale: impulsi più larghi determinano una tensione maggiore e viceversa.

Tale tecnica può essere implementata in vari modi e infatti esistono varie tipologie di convertitori switching tra le quali, le più conosciute sono le seguenti (Fig. 2):

Figura 2

Questi alimentatori presentano il vantaggio di avere un elevato rendimento, spesso vicino al 90-95%, ma se non sono ben progettati possono presentare rilevanti problemi di ”ripple” e di disturbo elettromagnetico (EMI) irradiato nell’ambiente, dovuto al fatto che la base del loro funzionamento è un oscillatore che normalmente lavora tra i 15 kHz fino a oltre 1 MHz e che può generare un numero infinito di armoniche.

In questo articolo, ci occuperemo unicamente di Alimentatori step-down ovvero Buck Converter. Innanzitutto diciamo che come fa desumere il termine “step-down”, questa tipologia di Convertitore serve per “abbassare/ridurre” una tensione ad un determinato valore prefissato partendo da una fonte di alimentazione più alta: ad esempio per ottenere 5 volt a partire da 12V in ingresso.

Come funziona lo switching

[boris]

Il principio di funzionamento di questo circuito, che poi è fondamentalmente simile a quello di tutti gli altri convertitori switching, si può vedere in Fig. 3 e si basa su un induttore, un diodo, un condensatore e un interruttore. Quando si chiude l’interruttore, si caricano l’induttore e il condensatore (schema a sinistra) e quando lo stesso si apre, l’energia accumulata scorre nel circuito ed è recuperata dal diodo che la restituisce all’induttore (schema a destra).

Figura 3

Nella pratica, al posto dell’interruttore viene utilizzato un transistor BJT o un MOSFET, pilotato da un segnale rettangolare la cui frequenza è quella di oscillazione, necessario a gestire l’intero ciclo, ovvero ad alternare impulsi (che fanno andare il transistor in conduzione) a pause (nelle quali il transistor risulta interdetto).

In Fig. 4, viene illustrato il principio di funzionamento con l’andamento delle correnti nei vari rami del circuito in funzione della tensione rettangolare PWM utilizzata per pilotare il transistor che effettua la commutazione.

Figura 4

Circuiti disponibili sul mercato

Ora che ci siamo chiariti un pochino le idee e che certi concetti sono stati esposti quanto basta a comprendere il funzionamento dei convertitori DC/DC a commutazione, passiamo a fare una rassegna dei circuiti che abbiamo voluto provare, fornendo sia le caratteristiche, sia un resoconto delle prove cui li abbiamo sottoposti.

Tra gli svariati convertitori switching presenti sul mercato, abbiamo selezionato sette di essi, di cui due a tensione di uscita fissa a 5V e i restanti a tensione regolabile; di questi ultimi, due permettono anche la regolazione della corrente di uscita, utile per pilotare carichi a corrente costante come ad esempio serie di LED.

Degli alimentatori a tensione d’uscita regolabile che abbiamo testato, due consentono la visualizzazione delle tensioni e correnti su display LED 7 segmenti e uno dispone di visualizzazione basata su LCD e regolazioni tramite pulsanti.

Infine, uno di essi, in virtù delle sue peculiarità, può essere utilizzato per caricare batterie di ogni tipo.

Tutti questi moduli li abbiamo fanno parte dell’assortimento di Futura Elettronica.

DC/DC a uscita fissa con MP1584

Iniziamo l’analisi con il primo modulo da noi testato, che si basa su un chip MP1584 della Monolithic Power, le cui caratteristiche sono:

• tensione di ingresso tra 4,5 e 28 Vcc;

• frequenza di switching programmabile tra 100 kHz e 1,5 MHz;

• corrente massima erogabile 1,5A;

• potenza massima dissipabile a TA 25 °C = 2,5W;

• protezione interna da eccesso di temperatura (Tj 150 °C);

• resistenza interna di limitazione della corrente;

• dimensioni: 23x17x4,8 mm.

Il modulo e il relativo schema elettrico, molto simile a quello tratto dal datasheet dell’integrato MP1584, sono visibili nella Fig. 5.++

Figura 5

Il modulo converter in questione è commercializzato dalla Futura elettronica con il codice 3085-MP1584ENDCDC.

Il circuito in nostro possesso eroga 5 Vcc ed è stato programmato per oscillare a circa 900 kHz.

Noi lo abbiamo testato con tensioni di ingresso di 12 e 24 Vcc ed abbiamo constatato che regge fino a 2A di Out mentre a 2,5A, va in protezione termica. Abbiamo notato che il maggior rendimento si ha tra 10 e 12Vin e 2A out dove il circuito riesce a stabilizzarsi a 90 °C. Bisognerebbe comunque mettere sul piano di massa inferiore un piccolo dissipatore di calore, ovvero prevedere un ampio iano di massa il cui rame possa smaltire il calore. Il condensatore di uscita di soli 10 µF non aiuta molto nella riduzione del ripple, che comunque risulta discreto. Applicando in uscita un semplice filtro LC di cui spiegheremo in seguito, si abbassa di circa 30 dBm il valore di picco delle spurie, a tutto vantaggio della compatibilità elettromagnetica del prodotto. Le caratteristiche in Tabella 1 e i relativi oscillogrammi in Fig. 6 permettono di farsi un’idea delle caratteristiche del convertitore DC/DC, da noi rilevate nelle prove eseguite in laboratorio.

Tabella 1

Figura 6 a

Figura 6 b

Figura 6 c

Figura 6 d

DC/DC a uscita fissa con TPS4005

Il secondo modulo a tensione d’uscita fissa a 5 volt che abbiamo testato (Fig. 7) si basa su un chip TPS4005 della Texas Instruments, e le sue caratteristiche sono:

• tensione di ingresso tra 9 e 35 Vcc

• tensione di uscita: 5 Vcc

• frequenza di switching circa 270 KHz

• corrente massima erogabile 5A,

• potenza massima in uscita a TA 25 °C = 25W

• protezione interna dall’eccesso di temperatura Tj che interviene a 150 °C;

• dimensioni (mm): 45x31x16.

Figura 7

Lo schema del circuito è praticamente derivato da quello tratto dal datasheet dell’integrato, che è sostanzialmente quello proposto nella Fig. 8.

Figura 8

Il circuito alimentatore DC/DC in questione eroga 5 Vcc ed è stato programmato per oscillare a una frequenza di circa 270 kHz.

Questo modulo DC/DC (commercializzato on-line su www.futurashop.it con il codice 2846-DCDCSTEPDOWN) basato sulll’integrato della Texas Instruments è stato da noi testato con tensioni di ingresso di 9, 12, 24 e 30Vcc, a valori di corrente d’uscita compresi fra 1,2 e 4A e si è comportato egregiamente, senza manifestare surriscaldamenti e/o cedimenti, nè altre anomalie degne di nota. L’alimentatore switching in questione presenta un livello di ripple non eccellente, ma discreto e con il solito Filtro LC in uscita va decisamente meglio. Anche in questo caso sono presenti molte armoniche in uscita, che però in questo caso si vanno via-via attenuando e che spariscono se opportunamente filtrate.

Nella Tabella 2 e nei relativi oscillogrammi proposti nella Fig. 9, potete vedere il comportamento assunto dal circuito DC/DC nelle varie condizioni di funzionamento testate al banco in laboratorio.

Figura 9 a

Figura 9 b

Tabella 2

Alimentatore con LM2596

Il terzo modulo da noi testato (lo vedete nella Fig. 10) è a tensione d’uscita stabilizzata ma regolabile tramite un trimmer multigiri: si basa su un chip LM2596, che è un robusto e ampiamente collaudato convertitore buck single-chip. Le caratteristiche principali di questo integrato, configurato come suggerito dal costruttore secondo lo schema di Fig. 11, sono le seguenti:

• tensione di ingresso tra 3 e 40 Vcc;

• tensione di uscita regolabile da 1,5 a 35 Vcc;

• frequenza di switching 56,7 kHz;

• corrente massima erogabile 3A;

• potenza massima dissipabile a Ta 25 °C = 2,5W;

• protezione interna dall’eccesso di temperatura (Tj 150 °C);

• resistenza interna di limitazione della corrente;

• dimensioni (mm): 48,5×23,5×14.

Lo schema elettrico del modulo convertitore è sostanzialmente quello proposto dal costruttore nel datasheet del componente, quindi molto simile a quello visibile in Fig. 11.

Figura 11

Il modulo è commercializzato dalla Futura Elettronica con il codice prodotto 2846-MODULODCDC.

Abbiamo sottoposto a test questo circuito in diverse condizioni di alimentazione, di tensione di uscita e corrente variabile al fine di valutarne le condizioni ottimali, tralasciando volutamente l’utilizzo alla massima corrente utilizzata (3A), poiché abbiamo notato un certo surriscaldamento.

Il ripple, in questo caso, risulta un po’ più elevato del valore ammissibile in buona parte delle applicazioni, quindi per garantire un funzionamento stabile e poco disturbato dei circuiti alimentati con il DC/DC abbiamo ritenuto opportuno utilizzare il filtro LC passa-basso applicato all’uscita, in modo da poter raggiungere valori accettabili (intorno ai 40÷60 mV in base alle condizioni di carico del circuito).

I parametri desunti dalle prove svolte in laboratorio e le relative condizioni di test sono riportati nella Tabella 3; gli oscillogrammi più significativi catturati durante i test al banco sono quelli riportati nella Fig. 12.

Tabella 3

Figura 12a

Figura 12b

Alimentatore con XL4015

Il quarto modulo convertitore DC/DC che abbiamo testato lo vedete nella Fig. 13 e si basa su un circuito integrato siglato XL4015 e prodotto dalla XLSEMI, le cui caratteristiche principali sono:

• tensione di ingresso compresa tra 5 e 32 Vcc;

• tensione di uscita regolabile da 0,8V a 30 Vcc;

• frequenza di switching 180 kHz;

• corrente massima erogabile 5A;

• potenza massima erogabile 75W;

• protezione interna da eccesso di temperatura;

• protezione interna da cortocircuito;

• limitatore di corrente con riduzione f a 48 kHz;

• dimensioni (mm): 51×26,3×14.

Figura 13

Questo modulo è ancora del tipo a tensione d’uscita stabilizzata ma regolabile tramite trimmer multigiri ed è anch’esso reperibile da Futura Elettronica con il codice 2846-STEPD5V32.

Il suo schema elettrico è derivato da quello applicativo suggerito dal costruttore nel datasheet dell’integrato, che vedete nella Fig. 14.

Figura 14

Nel nostro caso, però, è stato aggiunto anche un trimmer multigiri per la regolazione precisa della corrente di uscita.

Questo risulta utile soprattutto quando si devono pilotare carichi a corrente costante come ad esempio i LED.

Anche questo regolatore DC/DC lo abbiamo testato in laboratorio in diverse condizioni intermedie che abbiamo inserito nella Tabella 4 insieme alle grandezze caratteristiche rilevate; le forme d’onda corrispondenti desunte dai test sono quelle visibili negli screenshot degli oscilogrammi proposti nella Fig. 15.

Tabella 4

Figura 15 a

Figura 15 b

I valori registrati per il ripple sono da ritenere buoni, compresi tra 50 e 125 mV e diventano ottimi con il solito filtro LC passa-basso applicato all’uscita; tale filtro riesce ad abbattere il ripple contenendolo, in base alle condizioni di carico all’uscita, fra appena 30 e 66 mV.

Inoltre, le maggiori dimensioni del circuito stampato garantiscono una maggiore dissipazione del calore, sia per la maggior distanza fra i componenti montati, sia per la superficie più elevata delle piste di rame.

Queste caratteristiche ci consentono tranquillamente di prelevare dall’uscita del convertitore una potenza di 50W.

Nelle prove effettuate al banco, a 24 V di tensione d’ingresso e con impostata all’uscita una Vout di 12, erogando una corrente di 4A, la temperatura raggiunta dalla basetta è di 80 °C, con 25 °C di temperatura ambiente.

Alimentatore con LM2596 e display

Passiamo al quinto dei moduli convertitori DC/DC provati, che si basa nuovamente sul chip LM2596 come il terzo e come quest’ultimo permette la regolazione del valore di tensione all’uscita; in più è dotato di un display e le caratteristiche principali sono:

• tensione di ingresso tra 3 e 40 Vcc;

• tensione di uscita regolabile da 1,5 a 35 Vcc;

• frequenza di switching 48,5 kHz;

• corrente massima erogabile 2A;

• potenza massima dissipabile a una temperatura ambiente di 25 °C, pari a 2,5W;

• protezione interna dall’eccesso di temperatura che interviene quando Tj supera 150 °C;

• resistenza interna di limitazione della corrente;

• dimensioni (mm): 56x35x13.

Questo modulo DC/DC converter è commercializzato con il codice prodotto STEPDOWNDISP e lo vedete nella Fig. 16.

Figura 16

Lo schema elettrico del modulo deriva da quello applicativo proposto dal costruttore nel datasheet dell’integrato, che riportiamo nella Fig. 17.

Figura 17

Rispetto a questo, come variante, troviamo un display LED a sette segmenti e tre digit, che serve per visualizzare sia la tensione d’ingresso che quella di uscita regolata tramite il trimmer a bordo. I due pulsanti servono per visualizzare alternativamente una o l’altra tensione e per accendere o spegnere il display quando non serve, allo scopo di limitare le perdite ed elevare il rendimento del convertitore DC/DC, giacché il display consuma una parte dell’energia prelevata dall’ingresso. L’andamento tensione/corrente/ripple, rispecchia fondamentalmente quello già visto per il terzo modulo testato, ossia quello con LM2596 a tensione d’uscita regolabile, anche se in questo caso le prove da noi effettuate al banco ci dicono che i valori di ripple sono leggermente più alti; infatti si può arrivare fino a 700 mV nel caso di funzionamento con all’ingresso una tensione di 30Vcc e 24V all’uscita, con 1A di corrente erogata. L’ampiezza del ripple, come sempre, può essere ridotta con l’aiuto del filtro applicato in serie all’uscita.

Nella Tabella 5 si possono rilevare le caratteristiche del convertitore DC/DC nelle varie condizioni operative. Per le forme d’onda, poiché sono molto simili a quelle proposte negli oscillogrammi del terzo modulo, non stiamo a riproporle; al loro posto vi proponiamo (nella Fig. 18)

Tabella 5

Figura 18 a

Figura 18 b

quelle rilevate delle condizioni peggiori, ovvero con una tensione d’ingresso di 30Vcc e una d’uscita a 24Vcc con erogazione di corrente di 1A; in tali condizioni di test si evidenzia che risulta più marcata la frequenza dell’armonica di 1/3 inferiore e cioè a 16 kHz circa.

Abbiamo anche effettuato una prova con tensione d’uscita di 5V e assenza di carico, dalla quale è emerso un nutrito spettro di armoniche generate.

Alimentatore DC/DC con MP2307

Il sesto modulo che abbiamo testato si basa su un chip MP2307 della Monolithic Power, le cui caratteristiche sono:

• Tensione di ingresso tra 5 e 23 Vcc

• Tensione di uscita tra 1 e 16,5 Vcc

• Frequenza di switching fissa a 340 kHz

• Corrente massima erogabile 2A (3A peak)

• Display LCD 37,5×17 per visualizzazione

• Regolazione tensione di uscita tramite pulsanti

• Visualizzazione tensione di uscita e corrente

• Dimensioni (mm): 50x30x12.

Il modulo viene fornito con un elegante e funzionale contenitore in plexiglass da montare. Le regolazioni della tensione di uscita vengono effettuate mediante due comodi pulsanti e le prestazioni sono complessivamente buone.

Viene commercializzato anche questo dalla Futura Elettronica con il codice 2846-DCDISPAVDOWN e lo vedete in fotografia nella Fig. 19.

Figura 19

Lo schema elettrico di questo circuito ricalca quello applicativo dell’integrato MP2307 suggerito dal costruttore nel datasheet, quindi è sostanzialmente quello visibile nella Fig. 20 con aggiunto il modulo voltmetro basato sul display a cristalli liquidi.

Figura 20

Testato in varie condizioni, come da Tabella 6 si evidenziano discreti livelli di ripple (max. 180 mV) senza filtro di uscita. Alle correnti più elevate sono presenti alcuni picchi di HF che non siamo riusciti ad eliminare anche schermando le sonde e delle quali comunque abbiamo ritenuto di non valutare.+

Tabella 6

Anche in questo caso si evidenziano molte armoniche alle quali ormai abbiamo fatto abitudine ed imparato a convivere quando si utilizzano alimentatori switching. Gli oscillogrammi mostrati nella Fig. 21 descrivono il comportamento del DC/DC converter, riepilogato anche dai parametri riportati nella Tabella 6, relativi ai test condotti in laboratorio.

Figura 21 a

Figura 21 b

Alimentatore con XL4015 e display

Il settimo modulo testato, si basa sullo stesso chip del “quarto modulo” ovvero XL 4015 della XLSEMI (distribuito con il codice 8300-YB728) le cui caratteristiche peculiari in questo caso sono:

• tensione di ingresso: da 7 a 36 Vcc;

• tensione di uscita; da 1,25 a 32 Vcc;

• corrente massima erogabile: 5A;

• potenza massima 75W;

• frequenza di lavoro da 186 a 189 kHz;

• efficienza di conversione da 62 a 90%;

• protezione termica interna;

• limitazione di corrente in uscita;

• protezione da inversione di polarità: NO;

• protezione dal cortocircuito in uscita;

• display 7 segmenti 4 cifre LED rossi;

• temperatura operativa, da -45 °C a +85 °C;

• dimensioni scheda (mm): 68x39x15;

• dimensioni con il case (mm): 78x49x25;

• peso: 40 grammi.

Anche questo modulo viene dotato di un bel contenitore trasparente realizzato in plexiglass e fornito in KIT di montaggio. Il modulo dispone di due trimmer multigiri che servono per impostare la tensione di uscita e la corrente erogabile al carico. Inoltre sono presenti due tasti che servono sia per il settaggio/taratura dello strumento, sia per la visualizzazione delle grandezze in gioco, vale a dire:

• tensione di ingresso in volt;

• tensione di uscita in volt;

• corrente erogata espressa in ampere;

• potenza sul carico espressa in W.

Inoltre la presenza di cinque LED permette l’identificazione di varie funzioni. Poiché questo circuito si presta molto bene ad essere utilizzato come carica batterie di tutti i tipi a corrente costante (litio, NiMH, piombo), ci soffermeremo un po’ di più nelle varie analisi e test.

La Tabella 7 ne riassume le caratteristiche salienti relative all’utilizzo come caricabatterie alle tensioni standard di 4,2 V (piena carica delle batterie al litio da 3,7V) e 14V (batterie al piombo da 6 elementi, ossia 12V.

Tabella 7

Inoltre abbiamo eseguito un test simulando l’applicazione del mantenimento della carica per una batteria al piombo (tipo quelle da auto e moto) a tensione di 13,8 con corrente di mantenimento stabilita in 190 mA.

Gli oscillogrammi relativi a questa applicazione di prova sono riportati nella Fig. 23.

Figura 23 a

Figura 23 b

Figura 23 c

Figura 23 c

A proposito del test di mantenimento, abbiamo potuto notare che a 24V di ingresso e impostando in uscita una differenza di potenziale di 13,8V, la minima corrente settabile in cortocircuito è di circa 800 mA, ma il circuito risulta alquanto instabile e siamo quindi saliti fino al minimo valore di cortocircuito al quale sembrava stabilizzarsi e siamo giunti a 930 mA.

Con questi valori di settaggio e cioè 13,8V a vuoto in uscita e una corrente di cortocircuito di 930 mA, abbiamo poi simulato un carico di mantenimento a 12,6V di tensione d’uscita, dove la corrente assorbita risulta di 190 mA.

In queste condizioni abbiamo rilevato che il sistema funziona, anche se con un comportamento alquanto singolare. Si rileva la frequenza di oscillazione a circa 189 kHz, ma c’è un treno d’onda con f di circa 6 kHZ e con 12 picchi da 5,3 µs (189 kHz) per un periodo totale di:

t = 5,3 x 12= 63,6µs

corrispondenti a una frequenza di 15,7 kHz, con ampiezza di circa 420 mV.

La forma d’onda presenta l’inviluppo tipico di una modulazione di ampiezza AM con portante 180 kHz e modulante a 15,7 kHz. Potrebbe derivare, ad esempio, da un’interferenza causata dall’oscillatore del multiplexer utilizzato per il pilotaggio del display. Con filtro di uscita si smorza tutto, fino a limitare il picco a un massimo di 29 mV.

Alla fine spendiamo due parole circa il filtro che abbiamo realizzato. Trattasi di un semplice filtro LC passa basso di II° ordine come da schema canonico (induttore in serie e condensatore in parallelo all’uscita).

Il calcolo della frequenza di taglio si effettua con

la seguente formula:

da cui:

Notate che il valore L (27) è espresso in µH e il C (100) in µF.

Il valore tipico dell’impedenza di uscita risulta:

La realizzazione di questo filtro, in virtù della semplicità circuitale, può essere effettuata su uno spezzone di basetta millefori; meglio sarebbe prevedere un’adeguata schermatura del circuito, ma anche così com’è, il filtro permette di migliorare le prestazioni, nel senso che riesce a ridurre il “ripple” di tutti i moduli testati, di circa 30 – 40 dBm, su tutta la gamma di frequenze operative e in tutti i moduli DC/DC che abbiamo avuto modo di testare.

Conclusioni

Bene, con questo abbiamo terminato la nostra rassegna sui converter DC/DC Buck.
In questa analisi vi abbiamo fornito una panoramica sull’offerta di mercato e gli elementi per poter fare una valutazione delle prestazioni attraverso i dati rilevati in laboratorio.

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