Una piccola proposta per il dopo-pandemia e la ripresa economica

 

 

Sono mesi che la nostra classe politica, oltre ad economisti, imprenditori e giornalisti, sta discutendo su come affrontare le conseguenze economiche della pandemia che ha colpito il nostro Paese.

In primo luogo ci sono le risorse finanziarie necessarie: MES si, MES no, contributi a fondo perduto da parte della Comunità Europea, Recovery Fund, garanzia pubblica sui prestiti e tanto altro ancora. In molti casi soldi che, se arriveranno, arriveranno troppo tardi.

Nel frattempo lo Stato stenta a fare fronte agli impegni più urgenti già presi: la cassa integrazione, i contributi ai lavoratori autonomi, il reddito di emergenza e i prestiti alle aziende. Senza considerare intere categorie di lavoratori e attività che non hanno ricevuto alcun aiuto, o quasi: dal turismo, al mondo della ristorazione, dai pescatori, alle attività di autonoleggio. Esempi piccoli e grandi di un’economia in forte crisi.

Sicuramente anche lo Stato si trova in una situazione di grande sofferenza, stretto tra la necessità di fare fronte a tutti questi impegni straordinari dovendo continuare a pagare stipendi e pensioni, a fronte di entrate tributarie e previdenziali che in molti casi sono crollate a zero o sono in forte calo.

E con una crescente crisi di liquidità, che al momento è stata tamponata con due emissioni di Btp da 23 e 13 miliardi di euro.

Questo il quadro della situazione al quale vorremmo aggiungere altre quattro informazioni:

– La BCE ha confermato la sua disponibilità ad acquistare, se necessario, per mantenere la stabilità finanziaria, titoli emessi dai vari Stati dell’Unione per un importo praticamente “illimitato”;

– la Comunità Europea non ha posto limiti allo sforamento del deficit di bilancio;

– l’ultima asta di Btp italiani, quella da 13 miliardi, ha visto richieste per oltre 100 miliardi, pur offrendo rendimenti in linea con altre emissioni simili;

– la liquidità non utilizzata disponibile sui conti correnti degli italiani ammonta a circa 1.400 miliardi di Euro (un terzo della ricchezza finanziaria complessiva degli italiani, pari a circa 4.200 miliardi, mentre il patrimonio immobiliare è superiore ai 5 mila miliardi di euro).

Si stima che per fare fronte all’emergenza e alla successiva ricostruzione, lo Stato avrà bisogno di almeno 200/300 miliardi di Euro, molti dei quali dovranno entrare in cassa al più presto.

Perché, dunque, non finanziare da soli le nostre esigenze facendo leva sul senso civico dei cittadini, invitando le famiglie a sottoscrivere Btp emessi per fornire le risorse finanziare necessarie al dopo Coronavirus? Una moral suasion che dopo la prova di senso civico fornita dagli italiani durante il lockdown avrebbe sicuramente esito positivo. Anche perché l’investimento verrebbe remunerato come sono remunerati tutti i titoli di Stato, e nessuno sarebbe obbligato a sottoscrivere alcunché.  Fortunatamente al contrario di altri paesi europei come, ad esempio, Francia e Spagna, abbiamo un livello di ricchezza privata che può tranquillamente fare fronte a questa esigenza.

Insomma, un modo semplice ed efficace per trovare le risorse necessarie ad affrontare questo periodo di difficoltà, una prova di dignità e di comunanza, un motivo in più per ripartire tutti insieme in quell’opera di ricostruzione che segue sempre le grandi tragedie.

Se poi qualcosa arriverà anche dall’Europa, ben venga.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Menu